Vivere sempre nell'attesa di qualcosa, qualcuno. Cercare in ogni volto o evento un segno. Voler vedere, collegare, proiettare.... Oppure sognare, sostituire con altre cose. La legge dell' impermanenza di ogni cosa e dell'esistenza chi può violarla? E, come dice E.A.Poe, tutto sfugge fra le dita come sabbia. Il voler ritrovare, il conservare (anche nella nuova esperienza ) è il nostro tentativo di fermare il tempo. La delusione che ne deriva è l'abbandonarsi allo stordimento, al conformismo. Resistere alle costitutiva legge della precarietà provoca dolore.... forse occorre provare a non difendere ciò che è indifendibile (come la nostra presunta identità) e ad amare ciò che sembra lontano e diverso. Ma come, se l'abisso, il vuoto, il nulla diventano così affascinanti, quando ci si accorge della diversità apparente di ogni cosa?
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