Parlai alla Notte e poi alle stelle, all'improvviso visibili, così vicine, luminose...senza nome ma quasi conosciute, come delle antiche amiche in viaggio. E poi, poi ascoltai un uccello notturno che lanciava come un ritmico segnale all'Universo affinchè si allineasse, sincronizzasse allo Spirito che ci fa vivere in Lui..
I pipistrelli se n'erano andati da poco i cari amici che svolazzano sopra il terrazzo, assolvendo un antico e misterioso compito di Annunciazione dell'Oscurità.
Poi(non so se mi addormentai) volai nell'oscurità, stupito e un po' spaventato di cosa avrei potuto vedere, sentire, in quell'altro mondo, uno dei tanti paralleli.
Certo il mio volo era limitato e incerto, breve e quasi cieco ma ero uscito dal mio corpo, dalla stanza in una esplorazione che è l'antico sogno dell'uomo.
Laggiù, guerre, terremoti, carestie, sogni e dolori di un'umanità inquieta e rapida che non ha neppure tempo di percepire se stessa che occorre si rigeneri e rinnovi lasciando pochi segni di se, vestigia, fotografie, scritti, suoni e piccole opere che cercano compagni solidali per far ancora vivere esseri unici, particolari....simili ma, per dettagli, così diversi a volte da apparire, più che altro sentirsi, tra loro estranei, persino ostili.
Parlai alla mia notte interiore in un linguaggio che non ha pari, che non saprei mai raccontare ma che sogno di condividere proprio con Te.
Si con Te che sei lontana nelle misure terrestri ma così vicina nel mio cuore. Un altro giorno passerà e io non saprò se ho dormito, vissuto o sognato solo non resisterò alla tentazione di guardare la mia bianca immagine con un po' di malinconia e immaginare, nello stesso momento la Tua vivente forma nel nostro Tempo.
Sperduto in un deserto di città popolate e frenetiche tra scopi obiettivi e mete, senza compiti, ruoli funzioni se non di lanciare il mio monotono verso credendolo vario e modulato, (a quanti risuonerà stridulo, da chi sarà sentito?) nella Notte proprio come quell'uccello nottambulo di cui non mi preoccupo di sapere il nome, accertare la presenza, fissarne l'immagine.
Lontano....già molto lontano.... ma più vicino.
I pipistrelli se n'erano andati da poco i cari amici che svolazzano sopra il terrazzo, assolvendo un antico e misterioso compito di Annunciazione dell'Oscurità.
Poi(non so se mi addormentai) volai nell'oscurità, stupito e un po' spaventato di cosa avrei potuto vedere, sentire, in quell'altro mondo, uno dei tanti paralleli.
Certo il mio volo era limitato e incerto, breve e quasi cieco ma ero uscito dal mio corpo, dalla stanza in una esplorazione che è l'antico sogno dell'uomo.
Laggiù, guerre, terremoti, carestie, sogni e dolori di un'umanità inquieta e rapida che non ha neppure tempo di percepire se stessa che occorre si rigeneri e rinnovi lasciando pochi segni di se, vestigia, fotografie, scritti, suoni e piccole opere che cercano compagni solidali per far ancora vivere esseri unici, particolari....simili ma, per dettagli, così diversi a volte da apparire, più che altro sentirsi, tra loro estranei, persino ostili.
Parlai alla mia notte interiore in un linguaggio che non ha pari, che non saprei mai raccontare ma che sogno di condividere proprio con Te.
Si con Te che sei lontana nelle misure terrestri ma così vicina nel mio cuore. Un altro giorno passerà e io non saprò se ho dormito, vissuto o sognato solo non resisterò alla tentazione di guardare la mia bianca immagine con un po' di malinconia e immaginare, nello stesso momento la Tua vivente forma nel nostro Tempo.
Sperduto in un deserto di città popolate e frenetiche tra scopi obiettivi e mete, senza compiti, ruoli funzioni se non di lanciare il mio monotono verso credendolo vario e modulato, (a quanti risuonerà stridulo, da chi sarà sentito?) nella Notte proprio come quell'uccello nottambulo di cui non mi preoccupo di sapere il nome, accertare la presenza, fissarne l'immagine.
Lontano....già molto lontano.... ma più vicino.
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