Sognavo.
Lei così giovane e tutto di lei così misterioso, la luce nella sua
stanza dove immaginavo la Sua vita, i pensieri.E il fiume ancora
limpido, i prati in cittá dove correvo in una banda di bambini
scatenati, giocare finchè c'è luce e tornare a casa in un posto sicuro.
Ore e ore guardavo le nuvole e vedevo i volti più strane, figure
mitologiche, animali, viventi ombre che si trasformavano subito
in nuove forme e poi tutto svaniva (non nel mio cuore) per lasciare un
cielo limpido e azzurro.E poi la notte le stelle e non avevo bisogno di
conoscerne il nome per sentirmi parte di loro, vivere in quei mondi che
popolavano il silenzio e l'oscuritá.Si sognavo, sogno... e mi libravo
nel cielo, oltre la Luna e sentivo tutte quelle voci che un po' mi
inquetavano ma mi ricordavano che oltre la vita c'è ancora la vita e non
avevo bisogno di filosofia e dogmi per sentirmi parte di quella vita
segreta.E poi il vento che mi portava dove voleva e il suo volere era il
mio.... Guardando l'acqua scorrere divenivo acqua e visitavo quei
piccoli angoli del bosco tra gli alberi e l'erba dove non passa nessuno e
sentivo strane melodie,canzoni antiche e da me chissà come conosciute
sulle quali componevo a tempo e in armonia parole essenziali e profonde,
che erano una storia universale di ogni anima, che scioglievano i
ghiacciai e riscaldavano i luoghi più freddi della mia coscienza.Amavo
nella stessa maniera la luce che mi liberava dalle paure più profonde e
la tenebra nella quale si rifugiava la mia anima per trovare pace e non
smarrirsi nell'immensità, una tenebra viva, partecipe che mi celava ciò
che avrei visto e compreso al risveglio. Sognavo, ma perchè allora
svegliarsi, tornare al mondo?
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